sábado, 26 de octubre de 2013

¿Truco o Trato? Trick-or-Treat? Samhain, el Halloween gallego.

Hace ocho meses que no publico nada en el blog y sin embargo he seguido recibiendo visitas, imagino  de blogueros curiosos por ver si había algo nuevo. Para celebrar los casi 3.000 (¡increíble!) visitantes anónimos, he decidido publicar una nueva entrada. Ojalá que pueda ser interesante para alguien más,  como lo ha sido para mí descubrir que existe una conexión entre la celebración de la fiesta anglosajona de Halloween y la fiesta de Samhain en Galicia.
Y para poner en práctica el inglés que estoy aprendiendo,  el tema elegido ha sido el Halloween gallego, llamado Samhain, de profundas y antiguas raíces celtas.
The Old  New Halloween in Spain. Halloween is a new phenomenon in Spain. But in the Northern, Halloween is celebrated with more enthusiasm than in the rest of the country, and the reasons are profoundly ancestral. Many regions in Northern Spain claim archaeological evidence for early Celtic-speaking inhabitants who arrived between 3,000 and 2,500 years ago in Iberia and mixed with the indigenous Iberians, or made their way into remote reaches of the north and northwest and created their own cultural region there.
In these regions today there is a growing Celtic revival that couples with interest in related holidays imported from other Celtic-loving lands. One is Halloween, better called Samhain*, “la Noche de los Muertos” (Night of the Dead). In Galicia, a region in the Northwest, famous for its rich local folklore and ghost legends, the night of 31st of October is known as, Noite dos Calacús (Night of the Pumpkins) and  is celebrated with pumpkin carving, costume parties, light bonfires and Queimadas** the local fire water infused with herbs and set aflame. It’s a strong alcoholic drink usually made with “aguardiente, orujo”, coffee beans, sugar and lemon or orange peels. Traditionally, it’s prepared within a pumpkin and consumed after reciting a spell (esconxuro or conxuro)— a proclaimed ancient drink of their Celtic ancestors. It is linked symbolically to the act of burning off bad luck and clearing dark energies at this dangerous time of year. In these areas you might discover modern-day druids and priestesses taking the “thinning of the veil between worlds” very seriously.
Sunset on Samhain is the beginning of the Celtic New Year. The old year has passed, the harvest has been gathered, cattle and sheep have been brought in from the fields, and the leaves have fallen from the trees. The earth slowly begins to die around us. Samhain is when we honor our ancestors who came before us. This is the perfect night to celebrate their memory. If we’re fortunate, they will return to communicate with us from beyond the veil, and offer advice, protection and guidance for the upcoming year. It was the biggest and most significant holiday of the Celtic year.

By the way, I forgot to say that I was born in Galicia. And well, the Samhain is coming, so I should start to make my pumpkin & magic potion “queimada” to honor the ancestors. Go ahead!
  
Have a Great and Terrifying Samhain or Halloween!
 
*Samhain (pronounced /ˈsɑːwɪn/ SAH-win or /ˈs.ɪn/ SOW-in) is a Gaelic festival marking the end of the harvest season and the beginning of winter or the "darker half" of the year. It is celebrated from sunset on 31 October to sunset on 1 November, which is nearly halfway between the autumn equinox and the winter solstice. Along with Imbolc, Beltane and Lughnasadh it makes up the four Gaelic seasonal festivals. It was observed in Ireland, Scotland and the Isle of Man. Kindred festivals were held at the same time of year in other Celtic lands; for example the Brythonic Calan Gaeaf (in Wales), Kalan Gwav (in Cornwall) and Kalan Goañv (in Brittany).
**The ancient Celtic ritual of Queimada (kay-MAH-da): Legend says that the first sip of the Queimada purifies the soul by banishing out evil spirits, the second cleans the mind of prejudices, and the third gives rise to passion. This pagan ritual dates back to the eleventh century when Celtic tribes roamed the north western Spanish providence of Galicia.

sábado, 23 de febrero de 2013

Crisi alimentare permanente?

È finito il Carnevale ed è iniziata la Quaresima per i cristiani. È tempo di riflessione, tuttavia si tende a pensare che la vita è breve ed è meglio godersela senza farsi troppe domande. È stato anche il "complemese" di questo blog, che ha solo due mesi di vita e per festeggiare, oltre a offrire un caffè ai lettori che passano per di qua, vi propongo una piccola pausa per scoprire i perché di alcune cose che mi assillano da tempo.
Come può essere che nel XXI secolo ci siano ancora così tante persone che muoiono di fame? Perché ci sono le crisi alimentari periodicamente se abbiamo triplicato la produzione alimentare, mentre la popolazione è solo raddoppiata? Perché i prezzi dei prodotti alimentari di base sono in costante aumento?
Personalmente condivido l'opinione di chi pensa che le crisi alimentari sono il risultato diretto di diversi decenni di globalizzazione neoliberista che ha trasformato il cibo in una semplice merce per la speculazione.
Produciamo cibo a sufficienza per sfamare tutti sul pianeta, ma non lo facciamo arrivare a coloro che ne hanno bisogno. Consumiamo meno della metà della produzione mondiale di grano, ma preferiamo alimentare il bestiame o produrre biocarburanti per le nostre auto invece di dar da mangiare a milioni di esseri umani che soffrono la fame.
I difensori delle attuali politiche alimentari danno la colpa alla siccità, all’aumento dell’erosione del suolo fertile, all’aumento della domanda di alimenti da paesi come la Cina e l'India, alla progressiva crescita dei terreni destinati alla produzione di biocarburanti, ma evitano di elencare altri fattori che hanno provocato l’attuale crisi alimentare permanente. Vediamone alcuni:
1. Tornando ai primi anni '60 e al modello agricolo chiamato Rivoluzione Verde, osserviamo che con la meccanizzazione del sistema produttivo, lo sviluppo di nuove sementi modificate e l'uso indiscriminato di fertilizzanti e pesticidi, i rendimenti della produzione agricola sono aumentati vertiginosamente.
 Si ipotizzava che gli OGM avrebbero fatto sparire la fame dal mondo. Ma non è stato così e, al contrario, i contadini hanno dovuto pagare un prezzo molto alto, diventando dipendenti dalle multinazionali che controllavano e controllano questi beni (macchinari, sementi, fertilizzanti e pesticidi). Parallelamente, si è avviato il processo di degradazione dei suoli agricoli e delle risorse naturali, come l'acqua e la biodiversità.
2. A metà degli anni '90, l'OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) ha deciso di cambiare le politiche doganali e gli altri strumenti che i paesi in via di sviluppo avevano per proteggere la loro produzione agricola locale, costringendoli a dedicare le loro terre fertili per la produzione di cibo per l'esportazione, rifornendo i nostri supermercati e trascurando i mercati locali. Come conseguenza,  la maggior parte dei paesi in via di sviluppo sono ormai importatori netti di prodotti alimentari e, paradossalmente, milioni di contadini muoiono di fame nel mondo.
3. Le grandi catene commerciali, la cosidetta Grande Distribuzione, controllano  non solo la commercializzazione, ma anche la produzione agricola mondiale. Decidono che cosa si coltiva, dove, con quali caratteristiche, quale prezzo viene pagato al produttore e il prezzo che deve avere alla vendita, ottenendo enormi profitti nel grande business di far morire di fame. * Un chiaro esempio di questo  sono le difficoltà economiche dei produttori di caffè (Vedi oro nero ), che ricevono una miseria per i loro chicchi pregiati, mentre i grandi distributori si arricchiscono vergognosamente.
4. Un altro fattore importante è il crescente interesse della lucrativa industria dietetica in Europa e negli Stati Uniti su alcune granaglie ancestrali come il Teff, graminacea coltivata da oltre 5.500 anni in Etiopia, o la quinoa, l'alimento base degli abitanti andini  per oltre 7.000 anni, per fare due esempi. Essi sono considerati come cibo magico o miracoloso dagli occidentali perché aiutano a perdere peso (il numero di persone obese in Occidente è raddoppiato negli ultimi 30 anni), abbassare il colesterolo o sono senza glutine, come nel caso del teff. La crescente domanda globale di queste granaglie millenarie, che in alcuni casi supera la sua produzione, causa un’iperinflazione dei prezzi nel mercato locale, arrivando persino a modificare le diete tradizionali di questi antichi popoli, che sono costretti a sostituirli con altri cereali che precedentemente non consumavano. Un chiaro esempio è la Bolivia, il più grande produttore di quinoa al mondo, che non può far fronte alla domanda. Attualmente solo il 10% viene destinato  per il consumo interno, destinando il 90% all’esportazione **
Le multinazionali hanno scoperto tempo fa che era un buon affare  brevettare questi gioielli antichi, in modo che gli agricoltori adesso stanno pagando sempre di più  per alcune sementi che prima si scambiavano tra di loro.
E noi consumatori, cosa possiamo fare per invertire questa spirale perversa e immorale? Quali alternative abbiamo per spezzare questo circolo vizioso che distrugge il pianeta e le persone che lo abitano?
In primo luogo, penso che sia nostro dovere diventare consumatori critici, responsabili e competenti. Dobbiamo cercare di recuperare il consumo locale scegliendo prodotti freschi di stagione, meglio se li acquistiamo nei piccoli negozi o nelle cooperative di consumatori responsabili. Dobbiamo sostenere l’agroecologia comprando alimenti biologici, ma non nei supermercati  per non  perpetuare la loro supremazia sui piccoli agricoltori.
E quando cerchiamo alimenti di importazione, come il caffè, tè, cacao, zucchero, cereali antichi, specie esotiche ..., cerchiamo di acquistarli nei negozi del Commercio Equo, perché così possiamo aiutare i piccoli produttori nei paesi in via di sviluppo a ottenere un prezzo giusto per i loro prodotti e allo stesso tempo possiamo ridurre al massimo gli intermediari e i suoi profitti.
Queste sono solo alcune delle molte alternative esistenti per cercare di spezzare il potere dell'industria alimentare, che solo specula e non alimenta.***
Un'alternativa ecologica che aiuta anche a creare una maggiore biodiversità, è quella di coltivare una parte del nostro cibo in piccoli orti urbani, privati ​​o comunitari e anche nei nostri balconi o terrazze. Può essere un'attività molto soddisfacente e gratificante, che ci permetterebbe di capire meglio la Natura, rispettandola e promuovendo l'agroecologia.
Si tratta di piccoli cambiamenti, ma milioni di persone possono beneficiarne se ognuno di noi mette il suo granello di sabbia. Spero che il mio granello possa servire a suscitare la curiosità e l'indignazione di qualcuno che come me, abbia deciso di probare a cambiare la situazione attuale.
 

miércoles, 13 de febrero de 2013

¿Crisis Alimentaria Permanente?

Se terminó el Carnaval y hoy empieza la Cuaresma para los cristianos. Es tiempo de reflexión, sin embargo tendemos a pensar que la vida es corta y que es mejor disfrutarla sin hacernos demasiadas preguntas. Hoy también es el 'cumplemés' de este blog que tiene sólo dos meses de vida y para celebrarlo, además de invitar a un café a los lectores que pasen por aquí, propongo una pequeña pausa para buscar el por qué de algunas cosas que me rondan por la cabeza desde hace días.
¿Cómo es posible que en pleno siglo XXI haya todavía tantas personas que mueren de hambre en el mundo? ¿Por qué tenemos períodicamente crisis alimentarias si hemos triplicado la producción de alimentos, mientras que la población se ha sólo duplicado? ¿Por qué los precios de los alimentos básicos aumentan constantemente?
Personalmente comparto la opinión de los que piensan que las crisis alimentarias son la consecuencia directa de varias décadas de globalización neoliberal que ha transformado los alimentos en simple mercancía para la especulación.
Producimos suficiente cantidad de alimentos para alimentar a todo el planeta, pero no los hacemos llegar a quienes los necesitan. Consumimos menos de la mitad de la producción mundial de granos, pero preferimos alimentar el ganado o producir biocombustibles para nuestros coches antes que alimentar a millones de seres humanos que pasan hambre.
Los defensores de las actuales políticas alimentarias argumentan una serie de explicaciones para justificar esta situación, como la sequía, la creciente erosión del suelo fértil, el aumento de la demanda de alimentos de países como China e India, el creciente aumento de cultivos y tierras que se dedican a la producción masiva de agrocombustibles, pero evitan enumerar otros factores que han contribuido a que tengamos  crisis alimentarias permanentes. Veamos algunos de ellos:
1. Si nos remontamos a la década de los '60 y al modelo agrícola de la llamada Revolución Verde, observamos que con la  mecanización del sistema productivo, el desarrollo de nuevas semillas modificadas y el uso a gran escala de fertilizantes y pesticidas, aumentaron vertiginosamente los rendimientos obtenidos en la producción agrícola. 
Se suponía que los transgénicos salvarían a los  millones de desnutridos del mundo.  Pero no fue así y como contrapartida, los campesinos tuvieron que pagar un alto precio, convertirse en sujetos pasivos, dependientes de las multinacionales que controlaban y controlan estos bienes (maquinaria, semillas, fertilizantes y pesticidas). Paralelamente, empezó el proceso de degradación de los suelos agrícolas y de los recursos naturales como el agua y la biodiversidad.
2. A mediados de la década de los '90, la OMC (Organización Mundial del Comercio) decidió cambiar los aranceles y otros instrumentos que los países en desarrollo tenían para poder proteger sus producciones agrícolas locales, obligándoles de esta forma a dedicar sus tierras fértiles para la producción de alimentos destinados a la exportación, abasteciendo nuestros supermercados y descuidando el mercado local. Como resultado de todo esto,  la mayoría de los países en desarrollo son ahora importadores netos de alimentos y paradójicamente, millones de campesinos pasan hambre en el mundo.
3. Las grandes cadenas comerciales, la llamada Gran Distribución, controlan no sólo la comercialización sino también la producción agrícola mundial. Deciden QUÉ se cultiva, DÓNDE, con qué características, QUÉ precio se paga al productor y A QUÉ precio se debe vender, obteniendo de este modo enormes beneficios en el gran negocio de matar de hambre.Un claro ejemplo de este control lo vemos en las dificultades económicas de los productores de café (Véase Oro negro) que reciben una miseria por sus preciados granos, mientras los grandes distribuidores se enriquecen vergonzosamente.
4. Otro factor importante es el creciente interés de la lucrativa industria dietética en Europa y Estados Unidos sobre algunos cereales ancestrales como el Teff,  gramínea que se cultiva desde hace más de 5.500 años en Etiopía o la Quínoa, alimento básico de los habitantes de los Andes desde hace más de 7.000 años, por poner dos ejemplos.
 Son considerados alimentos mágicos o milagrosos por los occidentales porque ayudan a perder peso,(el número de obesos en Occidente se ha duplicado en las tres últimas décadas), reducir el colesterol o no contienen gluten como en el caso del teff. La creciente demanda mundial de estos cereales, que en algunos casos supera su producción,  provoca la hiperinflación de los precios  en el mercado local, llegando a modificar  las dietas tradicionales de estos pueblos milenarios que se ven obligados a sustituir estos granos por otros cereales que anteriormente no consumían. Un  claro ejemplo lo tenemos en Bolivia, el mayor productor de quínoa del mundo, que no da abasto con la exportación de este cereal. Actualmente sólo el 10% se destina al consumo interno, enviando el 90% a la exportación ** 
Las multinacionales descubrieron hace tiempo que era un buen negocio patentar estas joyas milenarias, por lo que los agricultores ahora tienen que pagar cada día más por unas semillas que antes se intercambiaban entre ellos.
Y nosotros los consumidores, ¿qué podemos hacer para revertir esta espiral perversa e inmoral? ¿Qué alternativas tenemos para romper este círculo infernal que destruye el planeta y a las personas que lo habitamos? 
En primer lugar, creo que es nuestro deber convertirnos en consumidores críticos, responsables y bien informados. Hay que intentar recuperar el consumo local eligiendo los productos frescos de temporada, comprándolos preferiblemente en pequeños comercios o en cooperativas de consumo responsable. Apoyar la agroecología comprando alimentos de producción ecológica, pero no en los supermercados para que no sigan ejerciendo su supremacía sobre los pequeños campesinos.
Y cuando busquemos alimentos de importación como el café, té, cacao, azúcar, antiguos cereales, exóticas especies..., tratemos de comprarlos en las tiendas de Comercio Justo, porque así contribuiremos a que los pequeños productores de los países en desarrollo obtengan un precio digno por sus productos y reduciremos al máximo los intermediarios.
Estas son sólo algunas alternativas de las muchas que hay para intentar  acabar con el poder de la industria agroalimentaria, que especula y no alimenta.*** 
Una alternativa ecológica y que además ayuda  a crear una mayor biodiversidad, es la de cultivar una parte de nuestros  alimentos en pequeños huertos urbanos, privados o comunitarios e incluso en macetas o mesas de cultivo en nuestros balcones o terrazas. Puede ser una actividad muy satisfactoria y enriquecedora, que nos permitirá entender mejor la Naturaleza, respetarla y revalorizar la agricultura.
Son pequeños cambios, pero millones de seres humanos pueden beneficiarse si cada uno de nosotros pone su granito de arena. Espero que el mio sirva para despertar la curiosidad y la indignación de alguien más, que como yo, tenga ganas de cambiar la situación actual.
 
 **La quínoa, alimento de dioses. Diario El Mundo, 21/01/2013
*** Revista Soberanía Alimentaria)
- Asfixia en el supermercado. febrero 2013.
- Entrevista a Henk Hobbelink, ingeniero agrónomo y premio Nobel alternativo de agroecología, enero 2013
- http://www.planetahuerto.es

lunes, 21 de enero de 2013

Spanish Teff. Il cereale che viene dell'Etiopia.

 
Probabilmente ci sono molte persone che già sanno che il Teff è un cereale originario dell'Etiopia e che con il suo grano si ottiene la farina che, dopo essere stata fermentata con acqua e sale per tre giorni, viene utilizzata per l'elaborazione artigianale dell'injera (una specie di crêpe o pane piatto come una piadina spugnosa e leggermente acidula), usata come base per quasi tutte le preparazioni culinarie di questo paese, come per essempio il wot, tipico stufato etiope con verdure, carni e legumi. Il processo di fermentazione aumenta il suo contenuto nutrizionale.
Tuttavia, quello che forse non sapevamo era che la Spagna é il primo esportatore di Teff per consumo umano e il terzo maggior produttore del mondo di questo cereale. Incredibile, ma vero. È da piú di quattro anni che si sta coltivando il teff nelle provincie castigliane di León, Salamanca, Palencia, Valladolid e Zamora con grande successo e con molta proiezione di futuro, tanto a livello della domanda per il consumatore, come a livello economico per i produttori.   

Campo di teff
Il Teff,  il cereale piú piccolo del mondo, chiamato anche Estate lovegrass (Eragrostis TEFF), era conosciuto solo in Etiopia fino a poco tempo fa. Il suo nome deriva dalla parola in amharico 'teffa' (perdita) che sottolinea la sua piccolezza e quindi la facilità nell'essere perso. Il Teff è il più piccolo tra tutti i cereali, misura 1.5 mm di lunghezza e 1mm di diametro. Si stima che l'origine risalga a più di 5.500 anni fa. Anche i faraoni egiziani avevano capito il valore di questo piccolo granello che racchiude in esso tanto nutrimento. Sono stati trovati chicchi di questo cereale all'interno di alcune piramidi.
Questo minuscolo, antico e delizioso cereale è ricco di principi nutritivi, superiori ad altri cereali come il frumento e la segale, non contiene glutine ed è quindi adatto all'alimentazione della popolazione intollerante che soffre di celiachia.  
 Propietà nutritive del Teff:
  • 100% privo di glutine.
  • È ricco di carboidrati complessi (amido).
  • Ricco di potassio, calcio, fosforo e di una tipologia di ferro facilmente assimilabile.
  • Proteine vegetali di grande qualità. Contiene gli 8 aminoacidi essenziali
  • Detiene la più alta quantità di lisina e tiamina rispetto a orzo, frumento e a qualsiasi altro grano.
  • Ricco in fibra, stimola la flora del colon ed è considerato un grande deterrente per il diabete.
  • Per tutto questo, e per la sua alta digeribilità, il teff sta diventando sempre di più una componente fondamentale nella dieta degli atleti, negli alimenti per bambini e nella dieta di tutte le  persone che vogliono mangiare sano.
Uso culinario del Teff:
Non è necessario sapere preparare l'injera per godere dei benefici di questo cereale ed integrarlo nella nostra dieta.  Il Teff trova molteplici altri impieghi soprattutto nei prodotti da forno, infatti, può essere usato per fare pane, pizza, crackers, gallette, grissini, biscotti, muffins, pancakes, waffle, vari dolci, zuppe, porridge, ed anche la pizza.


Il teff è un cereale molto versatile. La sua farina può essere usata miscelata a quella di frumento in prodotti da forno oppure i grani crudi possono sostituire le noci o il sesamo. Può essere aggiunto al porridge, pancake o pane per conferire  un gusto particolare ed aumentare l'apporto di fibre. Si può usare come addensante per zuppe, minestroni, sughi e budini, oppure saltato in padella.
Per esempio, il teff cotto si può mescolare con verdure, legumi e tofu per la preparazione di hamburger vegetariani. Inoltre, i semi possono essere fatti germogliare e usati così nelle insalate.
Come preparare il teff cotto: Mettere mezza tazza di teff in due tazze di acqua salata. Portare ad ebollizione e continuare la cottura a fiamma bassa per 15 minuti o fino a l'assorbimento dell'acqua. Si lascia riposare coperto per 5 minuti prima di servire.
Attualmente si può comprare farina di teff in più di 40 punti vendita in Spagna. Basta consultare la pagina web  Teff Cereal per trovare quello piú vicino.
Oppure, se sei in Italia, puoi recarti nei negozi di prodotti naturali, per celiachi o comprarlo in internet,  per esempio in TiBioNa.
 

domingo, 13 de enero de 2013

Spanish Teff. El cereal llegado de Etiopía

Es probable que muchas personas sepan que el Teff es un cereal originario de Etiopía y que de su grano se obtiene la harina que, una vez fermentada con agua y sal durante tres días, se utiliza para la fabricación artesanal de la injera (una especie de crêpe o torta delgada),  usada como base para casi todas las preparaciones culinarias de ese país, como el  wot,  típico guiso etíope con verduras, carnes y  legumbres.
Pero lo que quizás no sabíamos,  es que España es el primer exportador de Teff para consumo humano y el tercer mayor productor del mundo. Increíble, pero cierto. Desde hace unos cuatro años se está cultivando el teff en las provincias de León, Salamanca, Palencia, Valladolid y Zamora con gran éxito. Y con mucha proyección de futuro, tanto a nivel de la demanda por el consumidor, como a nivel económico para sus productores.
  teffitos El 21 de septiembre de 2010, Prograin (uno de los mayores productores mundiales de Teff) organizó un evento en Frómista (Palencia) para celebrar la cosecha del millón de kilos  (1.000.000 kg) de Teff en España. En dicho evento, el Departamento de Tecnología de los Alimentos de la Universidad Politécnica de Madrid dio a conocer los resultados positivos de las experiencias que habían realizado con el Teff y la producción exitosa de las galletas "Teffitos", unas  galletas especialmente diseñadas para personas que deben  llevar dietas especiales como los celíacos, deportistas, anémicos, personas con estreñimiento y diabéticos, entre otros.
El Teff es el cereal más pequeño del mundo y tiene una antigüedad de más de 5.500 años. Al igual que otros cereales como el amaranto, mijo, quinoa y sorgo, el Teff es un cereal tradicional y natural, lo que explica la combinación perfecta entre nuestro organismo y estos cereales. El Teff tiene un alto valor nutricional, superior a otros cereales como el trigo y la cebada, proporcionándonos energía inmediata y duradera.
Propiedades alimenticias del teff:
• Es rico en carbohidratos.• Con alto contenido de fibra.
• Rico en minerales como calcio, fósforo y hierro.
• El hierro de este cereal se absorbe rápidamente en el cuerpo.
• Tiene altos niveles de proteína vegetal de gran calidad. Contiene 8 aminoácidos básicos para la dieta esencial de un ser humano.
• Contiene lisina, en niveles más elevados que el trigo.
• Estimula la flora del intestino largo.
• El Teff es apto para celíacos porque no contiene gluten.
Por todo ello, es un grano super energético que cualquier persona debería añadir a su dieta. Uso culinario del Teff: No es necesario saber preparar la injera para disfrutar de los beneficios de este cereal e integrarlo en nuestra dieta. Con el Teff se pueden preparar alimentos saludables y deliciosos como pan, bizcochos, magdalenas, galletas,muffins, brownies,batidos, barritas energéticas, pancakes, polenta, porridge (gachas) ... e incluso pizza.  Gracias a su versatilidad en la cocina, el teff es muy utilizado en repostería o recetas que requieran horno, así como en todo tipo de sopas, guisos y postres. Debido a su pequeño tamaño y a su alta densidad, la proporción a usar en la elaboración de recetas es mucho menor que otras semillas o harinas que se quieran sustituir. Por ejemplo: ½ taza de Teff, reemplaza 1 taza de semillas de sésamo.
La harina de Teff cocida adquiere una textura gelatinosa por lo que es ideal para dar cuerpo a budines o platos que lo requieran. Al ser un buen espesante se puede utilizar perfectamente en cremas y salsas, tanto dulces como saladas.
Los productos preparados con Teff tienen el mismo sabor pero no contienen gluten, mejora la conservación y frescura, mientras contiene menos azúcares y grasas añadidos.  Además absorbe grasas, como por ejemplo, el colesterol.
Actualmente se puede comprar harina y copos de Teff en más de 40 puntos de venta en España, o al menos es lo que dicen en la web Teff Cereal www.teff.es, aunque sigue siendo difícil y caro de conseguir. 
Otro sitio para comprar harina y copos de teff es El Amasadero, C/ de la Esperanza - Local 1. - 29120 Alhaurín el Grande (MÁLAGA) info@elamasadero.com  Teléfono: +34 951 20 40 20     
Otros usos del Teff en Etiopía: La paja obtenida del trillado del grano se utiliza como forraje para el ganado, siendo mucho más nutriente y digestible que la paja de otros cereales. También utilizan la paja del teff para reforzar el barro o yeso utilizado en la edificación de las casas (tukul) y otras construcciones. El almidón obtenido del teff, también se puede utilizar en la cosmética natural por su poder espesante.
Recibir vuestros comentarios sobre la experiencia con este cereal,  recetas o cualquier sugerencia,  nos permitiría a todos profundizar más este argumento. Mientras tanto,  sigo investigando por mi cuenta.

viernes, 4 de enero de 2013

Ethiopian Food

 Para los amantes de la cocina etíope, en esta website food  encontrarán una extensa lista de libros de recetas, así como otras informaciones muy interesantes. ¡Buen provecho!
IF YOU’D LIKE TO BECOME an Ethiopian chef, these cookbooks will help: Ethiopian Food - Cookbooks
En esta web también hay recetas, fotos, links,  una lista de restaurantes de comida etíope en USA y muchas cosas más. A mi amiga P. le será muy útil en su proximo  viaje a New York, por ejemplo.

 
 

Y para terminar una buena comida, nada mejor que una  Ethiopian Coffee Ceremony (Ceremonia del Café). Siéntate y relájate. Esto es un auténtico slow coffee.

 El siguiente link incluye una extensa información sobre el café etíope.
www.ethiopianrestaurant.com/ethiopian_coffee.html
La única 'pega' de esta web es que está todo en inglés, pero con un poco de paciencia y buena voluntad, hasta los que no dominamos esa lengua podemos disfrutar y aprender muchas cosas. Enjoy!

martes, 1 de enero de 2013

Feliz Año Nuevo / Felice Anno Nuovo / Happy New Year!




Siguiendo el dicho: "Quien bien empieza, bien acaba", nada mejor que iniciar el nuevo año con el buen buen ritmo de Birhanu Tezera, con alegría y buen humor, con hermosas imágenes de la capital etíope y de sus habitantes.